|
ASDU, ATOLLO DI MALE NORD, MALDIVE – 4-12 MARZO 2006
Domenica 12 Marzo, ore 5:50. Come tutte le mattine, l’assordante concerto delle gallinelle, dei corvi e degli altri uccelli presenti sull’isola mi svegliano prestissimo, ma stavolta, invece di cercare di riaddormentarmi, mi alzo ed esco sulla spiaggia, ad appena cinque metri dalla porta del bungalow, per assistere al sorgere del sole. E’ l’ultima mattina che io ed Elena passeremo ad Asdu, e voglio vivere in pieno quest’ultima, lunga giornata che si concluderà alle due di notte, con la partenza del volo Emirates per Dubai per rientrare a Roma la mattina successiva.
Ho sempre amato particolarmente le albe, forse perché mi appaiono molto più misteriose e inaccessibili dei tramonti. E questa è proprio speciale, goduta a piedi nudi sulla sabbia umida, in piena solitudine, con il rumore della risacca di un mare che già mostra le sfumature color smeraldo della laguna, ma che grazie alla luce ancora debole dell’aurora sembra ancora voler racchiudere dentro di sé inaccessibili segreti. E nel quale, non appena il sole spunta completamente dall’orizzonte, non esito ad entrare, per godermi la vista dell’isola steso sull’acqua calmissima, compenetrandomi completamente nell’atmosfera di profonda naturalezza che questo posto magico mi ha comunicato fin dal primo momento.
Rientro in camera solo dopo una lunga passeggiata sul bagnasciuga, in compagnia solo degli aironi già appostati sulla riva del mare scrutando i movimenti dei branchi di sardine.
E’ così, in una placida mezz’ora che rimarrà per molto tempo uno dei miei ricordi più memorabili, che mi è piaciuto racchiudere tutto il senso di nove giorni passati ad Asdu: un’isola minuscola che non è solo un posto dove fare belle immersioni, prendere il sole, fare bagni a mare o semplicemente riposarsi, ma soprattutto un luogo dove riavvicinarsi alla semplicità e alla grandezza che il solo godimento della natura, nei suoi aspetti spesso più insignificanti, può dare.
Su Asdu ci sono già diversi resoconti di viaggio su questo forum; è stato già detto tutto, raccontando e dettagliando anche i più piccoli particolari, quindi il mio racconto, più che un diario di viaggio o una cronaca, sarà formato da una serie di impressioni personali, in ordine sparso, che ho provato durante il mio breve soggiorno. Con la speranza che le parole possano rendere giustizia alle emozioni provate.
LE “VERE” MALDIVE?
E’ inutile che stia a ripetere quello che è stato già scritto da altri sulla spartanità, l’essenzialità e la semplicità di Asdu; quello che invece mi sento di dover correggere è la tentazione, molto da depliant turistico, di usare espressioni come “ad Asdu troverete le vere Maldive”, oppure “un’isola ancora incontaminata”, “l’isola di Robinson Croste”… No, Asdu non è incontaminata, e le vere Maldive non sono sicuramente Asdu, che è un’isola turistica con un resort turistico e popolata da turisti. Le vere Maldive sono altrove, noi non le conosciamo e non le conosceremo mai, e probabilmente è giusto così.
Ma quello che è certo è che, seppure Asdu non è “le vere Maldive”, è il modo più vero di vivere una vacanza alle Maldive. Non ho esperienza di altre isole turistiche maldiviane, ma certo quello che avevo letto su Asdu, e che mi ha fatto scegliere questa destinazione, l’ho trovato subito profondamente diverso dalle descrizioni di altri posti. E quello che ho visto e vissuto una volta sull’isola non mi hanno fatto pentire della mia scelta.
E chissà perché nella sezione sulle lamentele e i disservizi su questo sito Asdu non è mai riportata… e non certo perché lì sia tutto perfetto, anzi! E’ forse la sensibilità di chi la vive ad essere diversa?
NONSOLOMARE
La natura ad Asdu si presenta come protagonista assoluta appena si mette piede sull’isola, quando si fa conoscenza con gli aironi che vanno in giro sulla spiaggia e le gallinelle che razzolano in mezzo alla vegetazione. Proseguendo con i granchi che popolano le rocce della riva, per finire con la presenza più strana ed inquietante dell’isola: le “volpi volanti”, pipistrelloni visibili la sera che svolazzano eleganti tra le palme; quasi mostruosi quando appaiono per la prima volta, poi invece diventano quasi dei compagni delle tiepide serate passate sulla spaggia.
E’ con i rumori della natura, e solo con quelli, che si va a dormire. Ed è con quelli che ci si risveglia. E pazienza se, quando si aprono gli occhi al cinguettio degli uccelli, sono solo le cinque di mattina…
IN SPIAGGIA SOTTO LA PIOGGIA
E già, ha piovuto. Anche se solo per una mezza mattinata, ma era Marzo, indicato come il periodo in assoluto più secco e soleggiato dell’anno. Ma siamo all’Equatore, ed è a questa latitudine che hanno luogo gli eventi meteorologici più violenti ed estremi del pianeta, giusto? Quindi, perché non accettare un po’ di pioggia, quando viene?
Certo, la prima mattina appena arrivati sull’isola ci eravamo depressi… cielo completamente coperto, vento violentissimo, mare agitato da rendere impossibile anche solo fare il bagno, e freddo, davvero freddo da non riuscire a stare in spiaggia! Ma il sole fortissimo dei giorni successivi ci ha fatto accogliere quasi come una liberazione lo scroscio temporalesco che dal pomeriggio precedente si era preannunciato sottoforma di una spettacolare tromba d’aria avvistata in lontananza dalla barca.
E’ esagerato se dico che i momenti più belli che ho passato ad Asdu sono stati proprio durante quelle poche ore di pioggia? Sono andato in giro per l’isola, percorrendone l’intero perimetro, proprio mentre pioveva, provandone un senso di benessere e armonia incredibile. Mi è sembrato di vivere davvero pienamente l’essenza di quel posto, respirarne la sua natura più profonda mentre il suo suolo si dissetava dopo tanta arsura. Bellissimo, davvero, passeggiare sulla sabbia finalmente più fresca sotto quegli scrosci di acqua piovana così incredibilmente tiepida… insieme agli aironi che sembravano quasi non essersi accorti del cambiamento, assorti com’erano (e come sono sempre) a scrutare l’acqua per cogliere il momento più propizio per un colpo di fortuna…
ASDU BY NIGHT
E’ nella “movida” serale che Asdu dà il meglio di sé. Quando, terminata la cena, preparati per la serata di gala indossando, finalmente, un paio di sandali invece che i piedi nudi come durante il resto della giornata, la popolazione dell’isola (variabile tra i 20 e i 50 individui) si dedica alle sfrenate attività che rendono famosa la sua vita mondana: si può scegliere tra una partita di ping-pong, di scacchi o di karambola, per i più competitivi; oppure, dedicarsi alla lettura di uno dei libri della piccola biblioteca di volumi in italiano e altre lingue lasciati da altri vacanzieri; c’è chi, più solitario e riflessivo, scrive, oppure semplicemente si dedica alla contemplazione del mare di notte o alle passeggiate sulla sabbia.
Ma i veri protagonisti della Asdu by night sono i capannelli dei narratori delle imprese subacquee: come nelle migliori tradizioni delle bettole nei porti, si raccontano di pesci mitici le cui dimensioni variano, sempre in crescendo, man mano che le narrazioni vanno avanti nel corso della serata. Verso le 22 si colgono descrizioni di incontri ravvicinati con squali di 4, 5, 6, 10 metri, di mante che oscurano la luce del sole, di murene viste ingoiare un intero pesce pappagallo, di branchi di barracuda all’inseguimento di tonni… sempre, però, da un’altra parte, non “dove siamo stati oggi, lì non si è visto niente”.
Si va a dormire felici e speranzosi, pensando che forse, il giorno dopo, il mare riserverà anche a noi, che abbiamo visto solo un piccolo pinnabianca, la visione di quelle meraviglie strabilianti…
SUB AQUA
E sì, uno si aspetta di trovare un vecchio e navigato lupo di mare, magari con un’ancora tatuata sul bicipite, che già ci si immagina sollevare bombole come se fossero fuscelli e trascinare controcorrente in apnea subacquei appanicati… invece, nel diving di Asdu mi trovo davanti Riccardo e Valentina, che sommati insieme fanno 50 anni e 100 kg., e fumano quasi quanto fumavo io fino a qualche anno fa, quando se solo mettevo la testa sott’acqua scoppiavo. E, ancora adesso, cerco di capire quali strani e inesplorati meccanismi della fisiologia umana fanno sì che riescano, con assoluta indifferenza, a fare 2-3 immersioni al giorno, magari in corrente, a 30 metri e oltre di profondità, consumando nemmeno metà bombola, muovendosi in acqua come se fossero delle cernie…
Insieme a Fabio, ci hanno guidato in sette immersioni tra le più rappresentative della zona di Asdu, che passeranno alla storia della biologia marina come “lo strano caso degli squali che fuggirono dai mari maldiviani ad un segnale convenuto”. Già, perché forse sarò l’unico sub che torna dalle Maldive senza aver visto nemmeno uno squalo! In compenso, ho visto tutto il resto, o quasi. E, se altri fondali (come quelli caraibici) hanno regalato alla mia macchina fotografica subacquea bellissimi colori e forme di coralli, spugne e gorgonie, i fondali delle Maldive rimarranno per me una riserva inesauribile di pesce di tutti i tipi, davvero straordinaria. Tartarughe, trigoni, cernie, carangidi, tonni, barracuda, murene, pesci scorpione, balestra, aquile di mare, grugnitori, branchi di azzannatori e fucilieri, pesci pappagallo, chirurgo, angelo, farfalla, imperatori, pesci pagliaccio, oltre a nuvole di castagnole e damigelle… basta?
Peccato che la visibilità non sia stata sempre ottimale e la corrente, in alcune immersioni, davvero forte… e dire che avevo scelto il periodo studiandomi attentamente le fasi lunari e l’andamento delle correnti!
A PELO D’ACQUA
Ecco invece quello che siamo riusciti a vedere facendo snorkeling: tartarughe, trigoni, cernie, carangidi, tonni, barracuda, murene, pesci scorpione, balestra, aquile di mare, grugnitori, branchi di azzannatori e fucilieri, pesci pappagallo, chirurgo, angelo, farfalla, imperatori, pesci pagliaccio, oltre a nuvole di castagnole e damigelle… già, esattamente gli stessi avvistamenti fatti in immersione!
Tutto questo sul reef davanti alla spiaggia dell’isola, raggiungibile in poche bracciate.
Lo snorkeling di Asdu è spettacolare e meraviglioso. Ed è bellissimo lo stacco di colore nel punto in cui la barriera precipita nel blu, e l’acqua torbida della laguna diventa limpidissima.
Il momento più emozionante? Quando Elena ha lanciato un urlo, e, voltandomi, ho visto un gruppo di enormi tonni che nuotavano a pelo d’acqua paralleli al reef, a poca distanza da un branco di piccoli barracuda appena incrociato, dopo essere rimasti fermi diversi minuti ad osservare una grossa murena verde che faceva capolino dalla sua tana.
SENZA FIATO
Nuoti lentamente, senza affaticarti, osservando con attenzione il fondale appena sotto di te, alla ricerca non tanto di qualche pesce particolare o di un avvistamento memorabile, quanto piuttosto di una roccia, un anfratto, un punto di riferimento da trasformare in una meta da raggiungere. Ti fermi, guardi ancora, scorgi un branco di pesci stanziali proprio davanti a quella formazione corallina lì sotto; saranno 6, 7 metri… forse 10, ma potrebbero essere anche solo 3 o 4 metri, non importa. Respiri attraverso il tubo attaccato alla maschera, una, due, tre volte, riempiendo completamente i polmoni, fin quasi a provare dolore; poi, accompagnando quello strano, ultimo sibilo che sembra indicare il momento esatto in cui passi dalla tua consueta dimensione di animale terrestre a quella, temporanea e rapidissima, di anfibio, le braccia fendono l’acqua in orizzontale, si riuniscono in avanti in uno slancio deciso e ti proiettano verso quel mondo alieno, mentre le gambe spingono con forza per farti arrivare laggiù vincendo quella forza fisica impetuosa che sembra quasi volerti ricordare l’inaccessibilità dell’universo blu che hai davanti. Ci sei stato tante altre volte, lì sotto, ma avevi con te una parte del tuo mondo, quella che ti rendeva possibile sopravvivere in quel mezzo per 30, 40, 50 minuti e oltre; eri solo un ospite, un alieno in visita su un pianeta ostile…
ora è diverso, ci sei solo tu con le tue forze e l’aria che hai respirato pochi attimi fa, e che vuol dire solo pochi secondi di autonomia… e questo rende tutto diverso, sei per pochi, lunghissimi attimi un pesce tra i pesci, nuoti tra le rocce e i coralli in completa libertà, guardando da vicino, per pochi istanti, quel branco che solo poco fa ti sembrava così lontano e inaccessibile.
Sei arrivato, e già l’aria comincia a mancarti, proprio mentre cominci a provare quella sensazione inebriante che cercavi. Guardi verso l’alto, e ora è la superficie illuminata dalla luce del sole a sembrarti lontana. Le gambe ti danno una seconda spinta, stavolta ancora più decisa, perché adesso è il ritorno al tuo mondo a cui aneli. Il tuo corpo si scuote due, tre volte, la velocità aumenta, e proprio mentre senti di non farcela più ti senti nuovamente immerso nell’aria, con la prima, violenta espirazione dell’anidride carbonica accumulata a suggellare la fine di quella brevissima assenza dalla tua unica, possibile realtà.
E’ durato tutto trenta secondi, forse un po’ di più se sei stato bravo. Ma quello che sei riuscito a provare durante quel tuffo non ha eguali. E sembra già svanito con l’apparire della luce appena riemerso.
Un mondo che sai non appartenerti, ma che ricerchi sempre con la stessa tenacia,
finché le tue forze e i tuoi polmoni te lo permetteranno.
SE’ FAMO DU’ SPAGHI?
Lo dico subito: a tavola sono un perfetto antiitaliano. Mangio pasta, quando va bene, una o due volte al mese, adoro la cucina speziatissima e quella orientale, ovunque vada cerco di conoscere il più a fondo possibile la cucina locale, evito come la peste i ristoranti italiani all’estero, e considero la salvaguardia delle tradizioni culinarie di qualunque popolo alla stessa stregua delle lotte per l’indipendenza politica. Con questa premessa, le mie impressioni sulla cucina ad Asdu potranno essere meglio contestualizzate.
Certo, ad Asdu la cucina è, senza ombra di dubbio, diretta ad una clientela occidentale, anzi, italiana, che anche a migliaia di km. da casa non vuole rinunciare alla pasta al sugo, e questo è un peccato. Ma non boccerei tutto quello che ho mangiato, anzi! Il pesce due volte al giorno (ottimo soprattutto a pranzo, quando lo servivano ai ferri) è stato un lusso che difficilmente penso di rivedere, e il pane (ogni volta diverso) preparato direttamente sul posto non era affatto male.
E, tra insalate di riso e spaghetti aglio e olio, qualcosa di diverso s’è visto. Memorabile un riso Pilau con uvetta, cardamono e frutta secca, anche se, ahi ahi ahi, fatto senza il Basmati e cotto con la margarina invece che con il Ghee… ed eccezionali sono stati i Dahl di lenticchie e ceci e lenticchie e verdura, piatti tipici dell’India meridionale e dello Sri Lanka; insufficiente il chapati, ottimi i Poppadoms, e grandioso il pesce crudo (mai provato prima fatto in quel modo) e l’insalata di polipetti e gamberi piccante.
Cena maldiviana? Mah, non so… il cuoco era cingalese, i piatti “esotici” più che altro indiani. La birra, invece, era di Singapore. Strano, con tutta la birra (ottima) che si produce in India…
DULCIS IN FUNDO… (UNA BREVE CONSIDERAZIONE SULLA PRIVACY NEI BUNGALOW DI ASDU)
Ad Asdu io ed Elena saremmo dovuti venire in viaggio di nozze, un anno fa, ma poi abbiamo cambiato programma.
E meno male…!!!!!! ;-)
|
|